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Quale tipo di fresa per il legno è meglio scegliere

Scegliere la fresa per il legno non è una decisione facile da intraprendere e ogni consiglio è prezioso per un artigiano che sta per iniziare una nuova lavorazione. Il tempo stringe e non sempre si riesce a informarsi bene su quale sia l’attrezzo migliore da utilizzare per il proprio lavoro, quindi, è necessaria molta attenzione per capire come rispondere alle proprie esigenze professionali.

Come scegliere la fresa per il legno?

Il processo della scelta avviene per quattro principali passaggi, che sono quelli elencati di seguito:

  • tipo di materiale da lavorare;
  • tipo di lavorazione da eseguire;
  • tipo di macchina sulla quale sarà utilizzata la fresa;
  • numero di componenti da realizzare.

Queste sono valutazioni da intraprendere in maniera obbligatoria prima di effettuare una scelta, perché solo avendo chiara la situazione è possibile acquistare la fresa più adatta. Il tipo di materiale che sarà lavorato determinerà la tipologia della fresa.

Il legno è uno dei materiali naturali più utilizzati, ma non esiste solo una tipologia, infatti questo materiale si presenta in diverse varianti e composizioni, assumendo una consistenza più dura o più tenera, più pura o composita, e così via.

Tra i legni più utilizzati per la lavorazione si trovano l’abete e il pino, che si presentano abbastanza teneri per l’impiego. Una volta valutato il tipo di legno da utilizzare bisognerà capire qual è il materiale più idoneo per il tagliente della fresa.

Il tagliente può essere composto nella seguente maniera:

  • acciaio;
  • metallo duro;
  • policristallino diamante.

L’acciaio è caratterizzato dalla mancanza di una placchetta saldata. Si consiglia l’utilizzo di fresa in acciaio e fresa per trapano in acciaio per lavorare legni teneri come la betulla e il pioppo, meglio se puri, quindi, che non presentino, per esempio, residui di colla.

La motivazione che porta a questa scelta è il prezzo, l’acciaio infatti costa un po’ meno del metallo duro, seppure il primo abbia una durata inferiore rispetto al secondo.

Il metallo duro o WIDIA è quello più utilizzato tra gli altri materiali e lo si trova sia saldo-brasato alla fresa o può presentarsi come un coltellino di ricambio ed è utilizzato per la maggior parte delle lavorazioni, quindi, sia per legni teneri, che duri, sia con residui che senza residui.

La fresa in metallo duro, con tagliente realizzato completamente in metallo duro o con placchetta saldo-brasata, caratterizza in particolare quella che viene definita la fresa integrale elicoidale, che è consigliata per ogni tipo di lavorazione.

Il diamante policristallino è un materiale molto duro, che viene utilizzato principalmente per lavorazioni che hanno sequenze ripetute, per la realizzazione di mobili in serie o arredi realizzati con materiali duri.

Solitamente questo materiale è utilizzato per il multistrato, il truciolare, oppure per la realizzazione di canali o tagli di pannelli, effettuati con pantografo a controllo numerico. I taglienti si presentano in piccole placchette saldo-brasate di colore nero, che hanno un’elevata durata, ma anche un prezzo nettamente maggiore. Si tratta di frese utilizzate principalmente dai grandi produttori di arredamenti.

Conoscere i materiali da lavorare

Prima di sapere quale tipo di fresa usare è fondamentale conoscere il materiale sul quale si andrà a effettuare la lavorazione.

Semplicemente per fare un rifilo non è necessario comprare una fresa per il legno (sul sito www.fraisertools.com trovi interessanti approfondimenti), o quando in genere si parla di lavorazioni leggere, però può essere utile per realizzare un canale, dove sono utilizzabili quattro tipi di taglienti: a placchetta dritta; a elica positiva; a elica negativa; a elica doppia, anche in questo caso positiva o negativa.

Ovviamente, ogni tagliente assume una funzionalità differente, in relazione alla sua struttura, che può essere più o meno ideale per una lavorazione leggera o massiccia, per esempio. L’individuazione della fresa e del tagliente avviene anche in base alla valutazione dell’asportazione richiesta, più o meno eccessiva, che può più meno tendere a sforzare l’attività dello strumento.