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Come fare un business plan: un esempio concreto

Quando si parla di business plan il primo aspetto che va tenuto a mente è che va fatto! Può sembrare una banalità ribadirlo, ma le statistiche a riguardo parlano piuttosto chiaro. Il 50% delle nuove attività imprenditoriali chiude i battenti entro un anno dalla nascita. L’80% entro cinque anni.

I motivi di questi dati è che spesso molti aspiranti imprenditori danno il via al loro progetto senza pianificarlo accuratamente. Essere bravi nel fare qualcosa non significa purtroppo che poi si riesce anche a tirarci su un’impresa. Per questi motivi, prima di iniziare, va dedicato del tempo a pianificare con cura il proprio progetto.

Ciò vale ancora di più in un paese come l’Itali dove, tra tasse e burocrazia, il contesto non si può certo considerare favorevole all’imprenditoria. La presente breve guida non vuole sostituire il lavoro di uno specialista. Se non si ha idea di come redarre un business plan sarebbe sempre meglio rivolgersi a un professionista. Sono soldi investiti bene, i quali ne faranno risparmiare altri in seguito.

Detto ciò, vediamo brevemente quali caratteristiche basilari dovrebbe possedere un business plan che si rispetti. Per approfondire, è possibile visionare un esempio di business plan sul sito Softwarebusinessplan.it.

Il modello di business plan professionale

Un modello o esempio di business plan ben fatto può essere comodamente suddiviso nelle seguenti aree. Va ribadito comunque che si tratta di aree intrecciate tra loro. Il documento va considerato come integrato per essere davvero efficace. L’imprenditore deve avere in testa (e su carta) il piano completo prima di presentarsi di fronte a un potenziale finanziatore.

  • L’idea di business: ogni progetto nasce da un’idea e il business plan non fa certo eccezione. Qui bisogna illustrare in modo sintetico tutto quanto ruoterà intorno alla nuova attività. Risorse finanziarie, mercato, peculiarità, aspetti legati al marketing. L’idea deve essere scritta con “piglio commerciale”. Deve cioè riuscire a convincere l’interlocutore (che possibilmente è una banca).
  • Mercato e Competitors: eccoci subito alla nota dolente di molte nuove attività. Quante di queste si prendono del tempo per analizzare davvero il mercato dove andranno a operare (innanzitutto valutando se presente) e i relativi competitors? Studiare i punti di forza e debolezza di questi ultimi ci può fare risparmiare tempo, ma soprattutto denaro, in seguito.
  • Prodotto/Servizio: qui si vanno a delineare le caratteristiche del prodotto o servizio che andremo a portare a mercato. In un mondo sempre più saturo e competitivo, se si vuole avere successo occorre che tale prodotto abbia una caratteristica che lo distingua dalla concorrenza (un po’ quella che viene definita unique selling proposition).
  • Piano Marketing: collegata all’unicità della propria offerta è il discorso del piano marketing. Fare marketing significa proprio portare a mercato un prodotto o servizio, ma perché una campagna sia profittevole, occorre avere un prodotto “diverso” dai competitors e impostare una strategia per convincere gli utenti in target a comprarlo.
  • Organizzazione Aziendale: quando si ha a che fare con realtà molto ampie, l’organizzazione aziendale è un aspetto molto complesso. Va dunque pianificata con cura, fermo restando che sarà poi nella concreta gestione che emergeranno la maggior parte delle problematiche (e delle soluzioni).
  • Piano Economico: lo abbiamo messo per ultimo, però è facile intuire come sia il vero cuore del business plan. Qui si deve lavorare sulle stime dei ricavi e dei costi, oltreché sugli investimenti necessari a trasformare in realtà un’idea ancora su carta.

Come abbiamo visto, fare un business plan non è un’attività che si può improvvisare. Servono strumenti software, studio e possibilmente l’affiancamento di un professionista. Ribadiamo però quanto detto all’inizio del post. Partire, magari per la fretta di monetizzare, senza un accurato piano di business è una cattivissima idea!