BUGIARDO, BUGIARDO! La mitomania e la psicoterapia individuale

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Francesca Cervati

Avete mai visto il film “Bugiardo bugiardo?”

Jim Carrey è un avvocato che difende i clienti ricorrendo sistematicamente all’utilizzo della menzogna, cosa che ha anche distrutto il suo matrimonio. Dopo l’ennesima bugia rifilata al figlio, questi esprime il desiderio che il padre non possa più mentire, desiderio che si realizza, creando una serie di situazioni imbarazzanti per l’avvocato.

In questo articolo, inizierò a far luce su un argomento che popolarmente viene spesso discusso, ma sul quale la teoria psicologica e psichiatrica non ha prodotto negli anni una grande quantità di letteratura: la bugia patologica.

Pur cercando di descriverlo mantenendo un tono di leggerezza, va comunque considerato che nelle sue forme più estreme è una vera e propria manifestazione di un disturbo (di personalità, depressivo e molti altri, ma anche di tipo psichiatrico) che va affrontato in un percorso di psicoterapia individuale con una psicologa.

La mitomania

Conosciamo tutti almeno una persona che “la spara grossa”, il pescatore che ha preso un pesce da 100kg ma stranamente nessuno l’ha visto, o l’amico che ha scalato una montagna in tempi record (ma nessuno può testimoniarlo).

La caratteristica che più contraddistingue la mitomania è spesso la quantità e il livello di paradosso dei racconti più o meno fantasiosi (quantomeno “possibili”) che il soggetto narra. Non si tratta sempre di fantasie inventate, ma anche di storie di vita realmente accadute sulle quali viene “ricamata” una grande quantità di dettagli non reali.

 Spesso la persona fa sue le esperienze che inventa di sana pianta: il suo cervello elabora ricordi come se fossero momenti realmente vissuti, senza che ciò dipenda da uno specifico deficit di memoria.

La teoria psicologica

Purtroppo, la pseudologia fantastica non è riconosciuta diffusamente come disturbo, ragion per cui spesso si tende a non pensare sia necessario approfondire il problema all’interno di una psicoterapia individuale.

La scarsa valutazione nei confronti del disturbo ha portato a una sorta di sottovalutazione teorica del fenomeno:

–         La psicologa Katie Treanor sostiene che “l’assenza di una definizione chiara, coerente e scientificamente ratificata impedisce una ricerca sistematica ed empirica su questo fenomeno”;

–         Gli psichiatri Dike, Baranoski e Griffith, hanno riscontrato, in un loro studio riguardo alle implicazioni giudiziarie della bugia, come l’impatto della menzogna patologica sia molto forte in ambito legale e meriti, perciò, l’attenzione critica di psicologi e psichiatri.

Sebbene non esista una teoria condivisa al riguardo, lo psichiatra Charles C. Dike ha riscontrato come vi sia un generale accordo sugli elementi fondamentali della mitomania.

Le caratteristiche della bugia patologica

Quando un bambino o un adulto dicono una bugia, lo fanno solitamente in modo intenzionale per ottenere qualcosa (nascondere un fatto o esporlo a loro vantaggio, evitare un pericolo o un incontro sconveniente, etc.).

Una particolarità della pseudologia fantastica, in effetti, è l’esatto contrario: la bugia non è finalizzata a qualcosa ma diventa una costante della vita, in una continua e pirandelliana “maschera di sé stesso” della persona.

Il percorso di psicoterapia individuale

Come già sostenuto in precedenza, la mitomania non è valutata come un disturbo a sé stante, ma come una caratteristica relativa a un altro disturbo.

Il lavoro svolto in studio con la psicologa punta quindi principalmente alla comprensione del reale motivo sottostante alla bugia patologica come sintomo di possibili disturbi di personalità.

Trattandosi di un sintomo sottostante ad altri disturbo, un percorso di psicoterapia individuale è da valutare in quei casi in cui la mitomania ha raggiunto livelli troppo elevati, tali da aver (per esempio) isolato la persona rispetto alla sua cerchia familiare e di conoscenze, oppure avergli creato difficoltà sul posto di lavoro.