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Public Speaking e il panico da microfono

Quando si parla di public speaking (Massimiliano Cavallo) si fa riferimento alla necessità di superare la paura di parlare in pubblico, all’importanza di sostenere una situazione nuova senza farsi travolgere dalle emozioni. Ma quando a farci paura non è tanto il confronto con il pubblico, quanto lo strumento che permette di farci ascoltare da tutti e quindi il microfono, come si può gestire questo stato d’animo?

In alcune persone la semplice paura si trasforma in panico al pensiero di dover parlare al microfono, per questo non è un’esagerazione considerarlo come uno tra gli ostacoli più insidiosi per chi deve affrontare questa situazione.

Innanzitutto, avere paura per qualcosa che non si conosce e non si sa gestire è assolutamente normale. Dato che non siamo abituati a parlare al microfono, tantomeno ad ascoltare la nostra voce amplificata.

È normalissimo anche provare dell’imbarazzo riascoltandosi perché la maggior parte delle persone avverte la propria voce registrata poco gradevole. Basti pensare alla percezione che proviamo quando ci riascoltiamo in un messaggio vocale.

Ora, immagina di dover sentire l’eco della tua voce mentre parli a una platea per almeno un paio d’ore, percepire il sottofondo della tua emotività amplificata dalla potenza del microfono: il suono vibrante della voce che trema e tentenna indecisa.

Per via del microfono le insicurezze e le paure che vorresti nascondere ti sembreranno ingigantite e percepite da tutti. In questi casi, il microfono accresce la paura del palcoscenico: un semplice oggetto dall’ottima funzionalità e utilità si trasforma in generatore di difetti, ansia e stress.

Ed ecco che pensare al tuo discorso ti farà immaginare gli scenari più negativi, tipo:

  • “sto per arrossire, tutti se ne accorgeranno e farò la figura del ragazzino”;
  • “ecco, mi trema la voce, sento chiaramente la vibrazione, l’avranno percepita tutti”;
  • “non ricordo niente, non so come fare se dimentico qualcosa”;
  • “chissà cosa penseranno di me…”;
  • “mi sudano le mani e non so dove metterle quando parlo”;

e altre osservazioni assolutamente normali.

Purtroppo, nella maggior parte dei casi, quando ci inculchiamo pensieri negativi inevitabilmente si realizzano. Anche solo per l’emotività che contribuiamo a far crescere in noi. Chi si appresta a parlare in pubblico non può farlo mentre vive uno stato di panico.

Il primo step da affrontare è quello di raggiungere uno stato emotivo il più possibile sereno per approcciarsi a questa esperienza con un pensiero positivo. Vedrai che essere ottimista, ti farà superare ogni situazione senza cadere nell’inganno delle paure.

Per questo tra i primi consigli c’è quello di accettare il suono della propria voce, respirare in modo da controllare le emozioni, non fissarsi sul battito accelerato perché spesso è proprio questa azione di ascolto che porta inevitabilmente il cuore a battere più forte.

Come eliminare quindi la fobia del microfono?

Fai il contrario di quello che faresti istintivamente, non scappare da una situazione che ti fa paura. Approfitta e quando puoi parla in pubblico usando proprio il microfono, in questo modo indebolirai la tua paura fino a superarla del tutto.

Forse potrà consolarti sapere che lo stress da te percepito arriva in minima parte a chi ti ascolta, nella maggior arte dei casi un leggero tremolio della voce e il rossore sul viso non sono percepiti affatto dal pubblico in sala.

Smettendo di dare ascolto alle tue paure indebolirai anche i sintomi. Quindi, fai quello che in una situazione di panico non faresti mai:

  • alza la voce e guarda le persone negli occhi assumendo una postura sicura;
  • modula il tono della voce in base all’importanza che dai all’argomento trattato;
  • fai attenzione al ritmo del tuo discorso. Non essere né troppo frettoloso né noioso, trova la giusta via di mezzo;
  • articola correttamente le parole del tuo discorso e concediti delle pause. Le pause sono un elemento importante, aumentano il tuo carisma davanti al pubblico. Le pause ti eviteranno, inoltre, quei terribili intercalari tipo “ehm…” oppure i classici “voglio dire”, “praticamente”, “appunto”, ecc…