La crescita c’è, e il nostro export di bottiglie di vini italiani all’estero “regge” – secondo alcuni in modo moderato e misurato, per i più ottimisti invece un +7% di export è una sorta di record.
Chi avrà ragione? Per chi si aspettava il boom, non è arrivato, ma anche chi temeva la crisi può dormire tranquillo, perché i dati sull’export vini del 2017 sono arrivati e non hanno destato preoccupazione, anzi.
Passato e futuro vitivinicolo: dati 2017 e fondi OCM 2018
Le elaborazioni dati sono state fatte dall’Osservatorio del Vino e dal partner ISMEA, in base ai dati Istat, che mettono in luce un risultato positivo grazie alla determinazione dei produttori vitivinicoli italiani, impegnati anche nel marketing ogni giorno, al di là della vendemmia.
A tal proposito, sembra che non sia stata così fruttuosa, essendo tra le più precoci e scarse dal dopoguerra in poi, e la produzione ha raggiunto un -26% rispetto al 2016 secondo le stime di Coldiretti. Si tratta di una percentuale di bottiglie in meno non trascurabile, suddivise tra le solite DOC (332 vini), DOCG (73 vini), IGT (118 vini) e ai vini da tavola per le restanti vendite.
L’Italia quindi cresce all’estero ma meno della Francia negli USA per esempio, e la domanda per il futuro è se il nostro export potrebbe fare di più rispetto agli andamenti geopolitici, tra Brexit e Super-euro. Non è facile in un contesto globalizzato, sganciarsi dai classici importatori, ovvero USA e Gran Bretagna, che ci garantiscono circa il 40% del mercato export con spumanti e vini fermi. Nonostante alcuni “embarghi” sui prodotti stranieri, inoltre, sono in crescita le esportazioni verso la Cina, con il +25% rispetto al passato e la Russia, che fa uno scatto di richieste fino al +47%.
Si tratta di un giro di affari di oltre 2 miliardi di euro nel 2017, che le stime vedono il progressione, soprattutto se si riesce nello sblocco dei fondi promozione 2017-2018, che sono stati predestinati dal Ministero delle Politiche Agricole alle Regioni per la promozione del settore vinicolo, ma che faticano ad arrivare.
L’OCM (Organizzazione Comune del Mercato vitivinicolo), la regolamentazione unica dell’Unione Europea riguardante il settore vitivinicolo, si occupa infatti non solo delle norme di produzione ma anche dei contributi a fondo perduto per la promozione delle aziende vitivinicole.
I fondi OCM sarebbero utili per far fronte ad un mercato sempre più diversificato e frammentato, in cui i vini italiani devono collocarsi con un’adeguata promozione e collocazione.
Diffondere la cultura del vino, in tutto il mondo
Da decenni viene diffusa in tutto il mondo, e rappresenta una base per la possibile crescita dell’export. Gli aspiranti sommelier così come chi segue un corso vino Milano, sanno bene che conoscere un vino è fondamentale per saperlo apprezzare e, quindi… riordinarlo dopo averlo assaporato!
Le aziende vinicole dovranno così intercettare le nuove tendenze di consumo ma anche diffondere il sapere sul vino. Un lavoro di scouting e di promozione, in cui si crea una sinergia tra l’imprenditore e le pubbliche amministrazioni, nella gestione sia delle vendite che della formazione di brand territoriali.